11 Luglio 2017

#megatrend le dieci invenzioni che ci portano nel futuro

Aerei che volano senza pilota, pistole intelligenti che si inceppano se non vengono usate per legittima difesa, messaggi che Facebook “posta” con la sola forza del pensiero, bistecche costruite in laboratorio che liberano la coscienza dal rimorso per l’animale ucciso, tute da ginnastica che aiutano nella correttezza del gesto atletico, chip innescati nel cervello che combattono il Parkinson o l’epilessia, motori di ricerca specializzati che liberano dal “rumore di fondo” di Google così che si riesce finalmente a trovare esattamenente quello che si cercava.  E via dicendo. «Se avessi chiesto alla gente cosa voleva, mi avrebbero risposto “carrozze più comode e cavalli più veloci”, e invece gli ho fatto scoprire l’automobile», diceva Henry Ford: ogni salto di qualità tecnologico comporta uno “strappo” alle regole esistenti e alle modalità abituali. Per questo, una serie di corporation di prima grandezza investe centinaia di milioni di dollari nelle tecnologie “di rottura”. Il Wall Street Journal ha lanciato sul suo sito “The future of Everything”, una serie multimediale – corredata cioè di hyperlink che portano a viaggiare letteralmente alla scoperta di questi nuovi mondi – e la arricchisce ogni settimana di nuovi progetti e nuovi esperimenti, sempre più sconcertanti, più sorprendenti, più futuribili. Ma tutti caratterizzati dal realismo, per quanto sembri stridente questo termine, suffragato dal fatto che grossi nomi industriali ci stanno puntando a suon di massicci investimenti. Sono tutte tecnologie che hanno una chance di diventare commerciali entro breve. Vediamo le dieci più significative.

La stampante fantasiosa.
La nuova generazione di stampanti 3D aggiunge un elemento fondamentale a una tecnologia già abbastanza sviluppata: il design. La startup americana Othr utilizza materiali inusuali per una stampante 3D: acciaio, porcellana, rame, bronzo. Li usa per ora per oggetti domestici semplici ma con un tocco di originalità: apribottiglie, tazzine, posacenere, zuccheriere. Tutti progettati da rinomati designer, su misura per il cliente, realizzati non in azienda ma presso “centri stampa” decentrati e vicini al cliente stesso. Ma questo è niente: la Othr e le altre startup del settore – di stampanti 3D ne sono state vendute 82mila nel 2013, più di un milione l’anno scorso e c’è una proiezione a 12 milioni per il 2020 – stanno predisponendo programmi di intelligenza artificiale in grado di farselo da soli, il design, suggerendo al produttore accorgimenti, ritocchi, soluzioni. Mantenendo la funzionalità.

L’aereo più digitale del mondo.
La Boeing ha presentato all’Air show del Bourget (Parigi) il mese scorso il suo progetto per l’aereo senza pilota, che potrebbe volare in via sperimentale già l’anno prossimo. «Le componenti di base della tecnologia, simili a quelle dei droni, sono già disponibili», ha annunciato Mike Sinnet, vice presidente di Boeing con la delega per gli sviluppi tecnologici. È un’estensione al sistema di pilota automatico che già governa l’aereo nella fase di crociera e a volte in atterraggio. Le compagnie aeree appoggiano l’idea, consapevoli che con il boom del trasporto aereo servirà un milione di nuovi piloti da ingaggiare nei prossimi vent’anni. Niente paura: l’aereo senza pilota volerà commercialmente solo quando avrà conseguito un’affidabilità pari a quella del capitano Chesley Sullenberg, che atterrò con entrambi i motori in avaria sul fiume Hudson di fronte a Manhattan nel gennaio 2009 senza un graffio per nessuno dei 150 passeggeri.

La pistola intelligente.
«Gli americani amano la tecnologia e amano le pistole», scrive il WSJ. Sembrerà raccapricciante a noi europei, ma quando Eric Schmidt e Jeff Bezos provarono a sondare il terreno fra gli startupper, chiedendo loro se volevano lavorare sul controllo non delle armi ma dell’uso che se ne fa, con la promessa di finanziarli, oltre 200 giovani imprenditori risposero entusiasti. Ne fu selezionata una ventina, che si sono aggiunti a un già nutrito numero di startup di Silicon Valley nonché al progetto di ricerca della Colt, uscita nel 2016 dall’amministrazione controllata. L’obiettivo è introdurre in pistole, fucili e mitragliette dei sensori in grado, mediante applicazioni di intelligenza artificiale, di distinguere se lo sparatore è il proprietario, se si sta suicidando, se sta attaccando inopinatamente qualcuno o agisce per legittima difesa.

Il post telepatico.
Facebook ha annunciato alla sua conferenza F8 di aprile la ricerca Telepathic texting , su cui ha messo al lavoro ben 60 scienziati. Chi vuole mandare un messaggio non deve neanche fare più la fatica di scrivere il testo sulla tastiera. Basterà che pronunci poche parole chiave, o addirittura che lanci una serie di sguardi, e il messaggio si auto comporrà come d’incanto. La chiave è nella lettura ottica del software sugli impulsi celebrali. «È solo uno dei tanti progetti che stiamo portando avanti – spiega Luca Colombo, capo di Facebook Italia – nel campo dell’interazione uomo-macchina, togliendo una barriera quale può essere la tastiera e rendere più rapido il passaggio dell’informazione».

La carne sintetica.
Il primo hamburger ottenuto lavorando in laboratorio le cellule staminali raccolte dal feto di una mucca fu mangiato in pubblico a Londra nell’agosto 2013. Da allora molti progressi sono stati fatti , e il mese scorso si è arrivati e “creare” con lo stesso sistema carne di anatra e pollo. In parallelo ha progredito la tecnologia dell’aromatizzazione per far sembrare simile a una vera bistecca quella ottenuta da carne sintetica. E il prezzo di un hamburger sintentico – siamo ancora a livello di teoria – è crollato dai 250mila dollari iniziali a 8. Scopo dell’operazione è ridurre, visto il boom demografico, la quantità di raccolti agricoli destinati all’alimentazione animale anziché umana. E già si parla di un’altra svolta epocale: la creazione in laboratorio di cellule staminali artificiali, che non hanno più bisogno del tessuto animale iniziale. Sono studi a livello iniziale ma già devono vedersela con un problema: non incappare nel pregiudizio diffuso da William Campbell, il medico inglese che sostiene che il virus dell’Aids era stato ingegnerizzato in laboratorio nel 1974 e usato in Africa per un esperimento poi sfuggito di mano, per iniziativa della Cia o del Kgb che volevano creare, in tempi di guerra fredda, un virus killer.

L’hardware cerebrale.
Già ci sono le prime applicazioni di pace-maker impiantati dietro l’orecchio che controllano l’epilessia e altri disturbi, ma le possibilità offerte dall’hi-tech si ampliano al controllo del Parkinson, dall’Alzheimer e altre forme neurodegenerative. Si chiama neurotech : vi sono impegnati gruppi come Medtronic, Boston Scientific, Neuropace, Stryker. E la Darpa, l’agenzia del Pentagono che inventò Internet, ha investito 60 milioni di dollari nel progetto direct cortical interface , finalizzato a conoscere meglio i meccanismi del cervello agendo “dall’interno”: il chip impiantato invia i dati ai centri specializzati, che li elaborano e trasmettono al medico indicazioni per migliorare lo standard di vita del paziente.

Il Google della scienza.
È italiano e porta la firma della Innovation Engineering di Paolo Salvatore, rientrato in patria dopo l’esperienza in Silicon Valley, il brevetto di Wheesbee: una piattaforma web-based che permette, con l’uso di algoritmi dedicati, di formulare le richieste sul motore di ricerca in modo più mirato. È usata da ricercatori scientifici e imprenditori, specialmente i più desiderosi di innovare, per liberarsi delle migliaia di voci inappropriate che appaiono su Google e trovare rapidamente ciò che veramente cercano.

La tuta che pensa.
La Nike sta investendo nell’ultima frontiera della “wearable tech”: una calzamaglia piena zeppa di sensori che oltre a raccogliere dati e trasmetterli via Bluetooth al computer o allo smartphone, valutano la compatibilità dell’allenamento in corso con i programmi, l’efficacia e la correttezza del gesto atletico. Il tutto senza dare troppo nell’occhio: i sensori sono invisibili, inseriti nel tessuto, lavabili e funzionanti con batterie dalla durata di due ore che si ricaricano come un telefonino.

La app anti-ansia.
Siete in aeroporto e vi assale un’improvvisa paura di volare? Con la vostra app troverete sicuramente uno psicologo online che vi conforterà. Naturalmente lo “psichiatric help” è disponibile anche per casi molto più complessi.

I dati nel dna.
Il dna è uno straordinario esempio di capacità di immagazzinare miliardi di dati in uno spazio lillipuziano: la Microsoft insieme con l’University of Washington sta cercando di riprodurne le componenti e le caratteristiche per trasformarle in altrettanti database. È stato calcolato che si potrebbero contenere tutti i dati oggi esistenti su Internet, un numero gigantesco, in un contenitore grande come una scatola di scarpe inzeppato di filamenti di questo dna sintetico.

[Fonte Le Repubblica – 10 Luglio 2017]

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