23 Maggio 2017

Il bitcoin non si ferma più: raddoppiato da inizio anno

Skandiabanken, la principale banca online norvegese, ha iniziato a offrire ai clienti l’integrazione a conti in bitcoin direttamente dall’app. Un segnale in più che anche le banche tradizionali si stanno aprendo ai servizi legati alla criptovaluta più famosa del mondo. Notizie di questo tipo stanno mettendo le ali al bitcoin, protagonista di uno sprint che sembra non avere fine: nel fine settimana – il mercato del bitcoin non conosce pause- ha superato di slancio quota 2.000, raddoppiando il valore da inizio anno, ieri ha aperto a 2.055 e in serata oscillava attorno a 2.250 dollari, in rialzo di quasi il 10% sulla giornata. Portando la capitalizzazione di mercato a 36,5 miliardi
di dollari, oltre cinque miliardi in più rispetto a venerdì.
Potrebbe essere il segno di «una svolta culturale», ipotizza qualche analista: se una volta il denaro digitale era considerato terreno di caccia per geek informatici, oggi inizia a essere valutato alla stregua di una nuova asset class in cui investire, favorito anche da regolamentazioni – dal Giappone alla Cina -che lo trattano non più come valuta “per criminali”. A fine aprile è nato Alphabit, fondo ibrido con una dotazione di 3oo milioni di dollari da investire in criptovalute. Se bitcoin è quella più famosa, è tutto il comparto delle monete che usano la criptazione come sistema alternativo all’autorità di controllo a essersi trasformate in una miniera d’oro: Ethereum ha guadagnato ieri più del 15% dopo aver raddoppiato il valore da inizio anno, Ripple ha decuplicato il valore in poco più di un mese. E ogni settimana emergono nuovi sistemi che rischiano di rivelarsi alla prova dei fatti vere e proprie truffe per risparmiatori.
D’altra parte c’è già chi parla di oro digitale. «Un numero crescente di persone sta realizzando che bitcoin ha le caratteristiche  per essere l’oro delle era digitale, assumendo quel ruolo di asset di garanzia e di riserva di valore che  l’oro fisico ha avuto nella storia: è non confiscabile, sovrannazionale, indipendente dalle politiche nazionali e, come l’oro, è stato scelto senza alcuna pianificazione centralizzata», sostiene Ferdinando Ametrano, professore di bitcoin e blockchain technology
al Politecnico di Milano.

Avendo una massa monetaria finita (tendente ai 21 milioni di unità) ed essendo quindi un bene scarso tra dieci anni potrà valere cento volte il valore di oggi. Ma non avendo alcuna garanzia intrinseca potrebbe anche piombare a zero. D’altra  parte in sette anni di vita i mercati sono già abituati alle montagne russe sul bitcoin.

[Fonte Il Sole 24 Ore – 23 Maggio 2017]

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